lunedì 3 novembre 2008

Una scoria italiana


Pochi giorni fa, il 30 ottobre 2008, la Camera dei Deputati ha approvato l’articolo 15 del Disegno di legge Sviluppo (1441), ovvero il via libera al Governo di emanare entro giugno 2009 uno o più decreti legislativi per la localizzazione in Italia di impianti di produzione elettrica nucleare, di sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare.
Link qui.


E' dal 1987 che, in seguito al referendum il nucleare e' stato spento in tutta italia e da allora solo a partire dal 1999 (tramite la creazione della Sogin, da un a costola dell'Enel) si e' pensato di “fare ordine” sulla situazione delle scorie e del materiale radioattivo derivato dall'esercizio delle centrali e piu' recentemente del materiale ospedaliero.

L'anno scorso a maggio la Sogin ha firmato un cotratto con la Francia per il trattamento del combustibile nucleare italiano. Un accordo da 250 milioni di euro che prevede il trattamento di 235 tonnellate provenienti dalle ex centrali di Caorso (190 tonnellate di combustibile), Trino (32 tonnellate) e Garigliano (13 tonnellate). Dopo il trattamento, che avrà luogo nello stabilimento di La Hague, i residui rientreranno in Italia entro il 31 dicembre 2025.

Link qui.

235 tonnellate per 250 milioni di euro fa piu' di un milione a tonnellata!

La Sogin e' “finanziata“ dallo stato tramite le bollette della luce dei cittadini.
La trasmissione Report ha evidenziato che nella finanziaria 2005 si e' deciso un prelivo dalla Sogin di 100 milioni di euro l'anno che comprensibilmente sono stati recuperati con le bollette.
Link qui.
Nel contempo si abbassavano le tasse, ma e' ragionevole pensare che i soldi entrati dalla porta se ne sono poi usciti dalla finesta!



Ma quanti sono e dove sono i depositi di scorie nucleari in Italia?

Alcuni dati:

Nella piscina della centrale di Caorso ce ne sono circa 700, l'equivalente di 1.300 kg di plutonio. Altre 47 barre, contenenti 150 kg di plutonio sono in quella di Trino Vercellese.

Nella centrale del Garigliano non sanno più dove mettere i rifiuti, in quella di Borgo Sabotino hanno il problema della grafite radioattiva che non si può spostare se non si trova il sito definitivo.

A La Casaccia a 25 chilometri da Roma c'è il più grande deposito di rifiuti radioattivi d’Italia, circa 7 mila metri cubi ed è al limite. Ci sono poi 5 kg di plutonio che possono essere usati per fini militari e che da due anni sono in un deposito dove l'impianto antincendio, dopo aver provocato un'esplosione, deve ancora essere omologato.

All'Itrec di Rotondella, vicino Matera, da 30 anni un impianto è attivo solo per mantenere in sicurezza le barre di uranio e torio che gli americani ci hanno lasciato in custodia e di cui non sappiamo cosa farne.

A Saluggia l'impianto si trova sul greto della Dora Baltea, in un sito che si è allagato tre volte in 15 anni. Ma il problema più grande l'hanno avuto per lo svuotamento di una vecchia piscina che dal 2004 perdeva liquido radioattivo minacciando la falda: avrebbe causato, secondo la testimonianza di un operatore intervistato da Report, un centinaio di casi di contaminazione interna.

Alla fine sul nostro territorio si contano oltre 30 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, che diventeranno 120.000 dopo lo smantellamento delle centrali previsto per il 2020.

Nel 2003, dopo il fallimento di Scanzano Jonico, il governo Berlusconi aveva dichiarato che sarebbe stato ultimato entro dicembre 2008 un deposito nazionale.


Link impianti e scorie, qui ; stato attuale dei rifiuti radioattivi e del combustibile irradiatoto stoccato, qui.

11 commenti:

Unknown ha detto...

A guardar la mappa, pare che io ci sia seduto proprio sopra. Che si fa? Del resto, questo governo che ha la maggioranza, sta facendo tutto quello che aveva detto il nano, compresa anche la privatizzazione nazionale dell'acqua per legge.

GraficWorld ha detto...

Un ottimo post molto dettagliato che dovrebbe far riflettere...

Anonimo ha detto...

Da noi "il Nano" (Berlusconi) ha riaperto il progetto del nucleare, ma quando nasceranno le prime centrali nucleari cioè tra 5 anni (il tempo che ci vuole per costruirle) saranno già vecchie perchè probabilmente tra un po di anni saremo passati al nucleare di "quinta generazione" cioè il nucleare senza le scorie! E noi tra cinque anni saremo ancora con le scorie in mano e cercando un "tappeto" dove poterle nascondere!
DICIAMO GRAZIE AL NANO! ... GRAZIEEE

suburbia ha detto...

adriano grazie del passaggio, si sono passata. ciao
River il problema e' grande anche senza mettere altra "carne al fuoco" come sembra aprile la strada la legge approvata. Ciao
Dual grazie, spero nel mio piccolo di aver fatto un po' di informazione. Ciao
Gabriele credo che i tempi per la costruzione di una centrale nucleare siano un po' piu' alti ma per l'italia sono valutati nell'ordine dei 20 anni.
Se davvero arriveremo al nucleare di 5a generazione senza scorie :-))) allora saremo in molto i favorevoli. ciao

Anonimo ha detto...

Suburbia (hai ragione ci vogliono 15 anni, e non 5 ricordavo male! :-) Scusate ...)
ciao

Luca Tittoni ha detto...

Per carità vi prego. Non ditelo a Marrazzo che quello ci piazza qualche deposito nei paraggi. Tanto già abbiamo la centrale nucleare di Latina quindi siamo predisposti.
Scherzi a parte, ti lascio questo link Paola:

http://futuribilepassato.blogspot.com/2008/05/in-viaggio-tra-la-casaccia-e-arturo.html

Argomento molto interessante. Qualche politico in conflitto di piatto di pasta vuol convincerci ancora che il nucleare da fissione di oggi sia conveniente sotto molti punti di vista.

Alberto ha detto...

Bel post molto documentato. Me lo stampo, e se mai mi capitasse di essere a qualche apparizione pubblica di Scajola, che è partito lancia in resta per la costruzione di nuove centrali, qualche domandina gliela pongo.

Anonimo ha detto...

Ok, molto interessante la trasmissione. Il problema delle scorie va affrontato. Ma da qui a bocciare l’ipotesi di un ritorno al nucleare mi sembra pura ignoranza. In Europa abbiamo 150 reattori nucleari... Sono tutti cretini?? E poi per Luca: Parliamo di energia elettrica: quella nucleare è sempre disponibile nel normale funzionamento della centrale. Mentre nel sito di un impianto eolico, ad esempio, se cala il vento la produzione cessa e bisogna riportare in linea dei generatori alternativi (tipicamente alimentati a gas o olio combustibile). Questo ha naturalmente dei costi. Quindi mi rivolgo a quanti si rifiutano di considerare un investimento italiano sul nucleare: avete pensato anche ai costi per i generatori di back-up o, in alternativa di sistemi di accumulo dell’energia (batterie, bacini idroelettrici o idrogeno)?
Carlo

suburbia ha detto...

Gabriele ho puntualizzato solo perche' da 5 a 20 anni la differenza c'e'.
Non e' tanta per chi vive fino a 120 anni... ma c'e'! Ciao
Luca forse mi ero persa questo post perche' non vedo il mio commento (che in genere lascio se leggo). Rimediato ora.
Certo che asserire che ci possa essere un vantaggio economico quando in realta' il costo delle scorie non e' quantificato e' proprio da bilancio creativo.
Sarebbe piu' serio dire "le scorie saranno x tonnellate e spedirle nello spazio costa y euro".
Seppellirle da qualche parte significa solo sommare delle mele con delle pere ossia considerare i costi in base a percentulai di rischio su ambiente e persone.
Alberto grazie, sono contenta che possa esserti utile. A parte qualche riga di considerazione tutto il resto e' documentato anche dai link che ho messo. Ciao
Carlo e' un post non una trasmissione. Non ho alcuna pretesa di convincere nessuno. Ho fatto un punto delle scorie alla luce della legge appena promulgata.
In europa ci sono -si'- 150 centrali nucleari e molto paesi (fra cui la francia in todo) utilizza come carburante il prodotto di smantellamento degli arsenali russi.
Ma quante si prevede di costruirne
Pero' ecco alcuni dati:
Russia: 7 centrali in costruzione e 7 previste in futuro
Usa: 0 in costruzione ma 7 previste
Paesi Europei :
Belgio 0 in costruzione e 0 previste
Bulgaria 0 in costruzione e 2 previste
Finlandia 1 in costruzione e 0 previste
Francia 1 in costruzione e 0 previste
Germania, Ungheria, Lituania, Rep. Ceca, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Olanda, Gran Bretagna 0 in costruzione e 0 perviste
Sono tutti cretini??

Alla luce dei costi -forse- (se non ci fosse stato il referendum di mezzo) sarebbe stato conveniente per le centrali italiane arrivare alla fine della loro vita.
Sarebbero costate uguale come produzione e smaltimento ma almeno avrebbero reso di piu'... ma tent'e', e' andata cosi.
Ciao

suburbia ha detto...

AGGIORNAMENTO del 25-11-2008
x Anonimo e per tuttti.
copio/incollo

L’Europa nucleare si muove, in questi giorni, in direzione diametralmente opposta rispetto a quella italiana. Il sito della centrale nucleare di Zwentendorf, una cinquantina di chilometri a ovest di Vienna, verrà convertita per produrre energia solare. Il 5 novembre 1978 la popolazione decise, con un referendum, di rendere inattivo il reattore. Poi, nel 1999, la rinuncia all’energia nucleare venne direttamente inserita nella Costituzione. Ma di certo l’Austria non spende soldi per un lungo e difficile decomissioning, che comporta il solo smantellamento della centrale: tra qualche mese, le facciate della centrale, il tetto, parte dei 14 ettari adiacenti saranno ricoperti di pannelli solari, per una capacità totale di 730 megawatt. In tal modo, la centrale ex-nucleare di Zwentendorf contribuirà allo sviluppo delle fonti rinnovabili e servirà a colmare il ritardo dell´Austria rispetto agli obiettivi di Kyoto. In Italia invece si sta seguendo un percorso all'inverso: si preferisce tornare al nucleare e si alza la voce contro l’Europa quando ci ricorda gli impegni presi per la riduzione delle emissioni.

Intanto, la Francia intende procedere...

allo smantellamento delle installazioni nucleari di base giudicate non sicure. Lo ha dichiarato Andrè-Claude Lacoste, presidente dell’ASN, l’Agenzia per la sicurezza nucleare transalpina, secondo il quale ci sono le condizioni giuridiche e tecniche, anche se il processo sarà lungo. La questione dello smantellamento dei siti francesi è salita agli onori delle cronache con gli incidenti avvenuti la scorsa estate in alcune centrali del Paese, prima tra tutte quella di Tricastin. Infatti da quella centrale, ad appena 200 chilometri dall’Italia, è fuoriuscito del cobalto 58, con 97 dipendenti evacuati d’urgenza e 91 che hanno presentato segni di contaminazione al cobalto 58, un “metallo bianco” che entra nella composizione di leghe speciali, pneumatici e coloranti ma anche presente nei reattori. Si è trattato del terzo incidente nucleare nella regione nell’arco di due settimane.

Ad oggi in Francia le centrali nucleari funzionanti sono 58. Tutte le procedure di smantellamento dovranno essere autorizzate da un decreto governativo e avranno un costo medio di 250 milioni di euro. Ognuna di esse, come precisato dallo stesso Lacoste, “avverrà solo nel momento in cui non saranno più garantiti gli standard di sicurezza”. I primi interventi, comunque, non sono attesi prima della fine del 2009. In Francia, la dichiarazioni di Lacoste hanno avuto una certa enfasi, anche alla luce di una notizia proveniente dal lontano Giappone: un tecnico di 43 anni è rimasto ferito in seguito a un incendio scoppiato nella centrale nucleare di Onagawa, nel Giappone settentrionale. Le fiamme, domate nel giro di un’ora, si sono sviluppate intorno alle 14.00 locali (le 6 del mattino in Italia) presso il reattore numero 1. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’incendio sarebbe stato causato da un malfunzionamento del filtro nell’impianto di condizionamento dell’aria, dove sarebbero finite, provocando la deflagrazione, alcune scintille prodotte dagli operai, impegnati in attività di manutenzione.

Anche in Germania, le cose si muovono. Ogni anno, le scorie nucleari tedesche...trattate in Francia o in Olanda, tornano indietro, per andare nel deposito di Gorleben, in Bassa Sassonia, protette da eserciti di poliziotti. Anche quest’anno, il trasporto radiottivo è stato intralciato dagli attivisti antinuclearisti, che lo hanno ritardato stendendosi sui binari lungo il percorso ferroviario fino a Dannenberg. Gli avversari del nucleare, ed in particolare delle sue scorie, sono riusciti a far ritardare di quasi un giorno l’arrivo degli 11 container nel “deposito provvisorio” di Gorleben, un capannone recintato e fortificato, dove già se ne trovano 80. Da decenni. Con buona pace per la “provvisorietà” del deposito. A fronte dei 5.000 manifestanti degli scorsi anni, quest’anno ad ostacolare le scorie ci sono state almeno 20.000 persone.

Come mai questo aumento di attività antinucleare in Germania? Il motivo fondamentale è la scelta di Angela Merkel, che è decisa a stracciare il piano di uscita dal nucleare concordato nel 2000 dal governo di Schröder, per cui i reattori tedeschi dovranno spegnersi entro il 2022, a seconda della loro data di costruzione e quantità di energia già prodotta. Quanto accade in Austria, Francia e Germania non viene enfatizzato in Italia. Come aveva già precisato il ministro italiano dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, al momento del verificarsi degli incidenti francesi, si è trattato “di episodi sotto il livello minimo di pericolosità”. Lo stesso Scajola ha ribadito più volte che “la storia delle 340 centrali nucleari del mondo ben evidenzia come sia il sistema di produzione di energia meno pericoloso di tutti”.

Ci auguriamo che non serva un incidente grave per far cambiare opinione agli italiani e al Governo. Sembra che chi si occupa di politica dell’energia non abbia chiaro che le fonti non rinnovabili, come petrolio, gas, carbone, e per l’appunto il nucleare, nel futuro non si possono ricostituire, occorre investire, invece, su quelle che possono rinnovarsi. Ma forse l’entità degli investimenti non è tale da suscitare l’interesse della politica. Che ha interesse soprattutto per l’industria.

Alessandro Iacuelli

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