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Pochi giorni fa, il 30 ottobre 2008, la Camera dei Deputati ha approvato l’articolo 15 del Disegno di legge Sviluppo (1441), ovvero il via libera al Governo di emanare entro giugno 2009 uno o più decreti legislativi per la localizzazione in Italia di impianti di produzione elettrica nucleare, di sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare.
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E' dal 1987 che, in seguito al referendum il nucleare e' stato spento in tutta italia e da allora solo a partire dal 1999 (tramite la creazione della Sogin, da un a costola dell'Enel) si e' pensato di “fare ordine” sulla situazione delle scorie e del materiale radioattivo derivato dall'esercizio delle centrali e piu' recentemente del materiale ospedaliero.
L'anno scorso a maggio la Sogin ha firmato un cotratto con la Francia per il trattamento del combustibile nucleare italiano. Un accordo da 250 milioni di euro che prevede il trattamento di 235 tonnellate provenienti dalle ex centrali di Caorso (190 tonnellate di combustibile), Trino (32 tonnellate) e Garigliano (13 tonnellate). Dopo il trattamento, che avrà luogo nello stabilimento di La Hague, i residui rientreranno in Italia entro il 31 dicembre 2025.
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235 tonnellate per 250 milioni di euro fa piu' di un milione a tonnellata!
La Sogin e' “finanziata“ dallo stato tramite le bollette della luce dei cittadini.
La trasmissione Report ha evidenziato che nella finanziaria 2005 si e' deciso un prelivo dalla Sogin di 100 milioni di euro l'anno che comprensibilmente sono stati recuperati con le bollette.
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Nel contempo si abbassavano le tasse, ma e' ragionevole pensare che i soldi entrati dalla porta se ne sono poi usciti dalla finesta!
Ma quanti sono e dove sono i depositi di scorie nucleari in Italia?
Alcuni dati:
Nella piscina della centrale di Caorso ce ne sono circa 700, l'equivalente di 1.300 kg di plutonio. Altre 47 barre, contenenti 150 kg di plutonio sono in quella di Trino Vercellese.
Nella centrale del Garigliano non sanno più dove mettere i rifiuti, in quella di Borgo Sabotino hanno il problema della grafite radioattiva che non si può spostare se non si trova il sito definitivo.
A La Casaccia a 25 chilometri da Roma c'è il più grande deposito di rifiuti radioattivi d’Italia, circa 7 mila metri cubi ed è al limite. Ci sono poi 5 kg di plutonio che possono essere usati per fini militari e che da due anni sono in un deposito dove l'impianto antincendio, dopo aver provocato un'esplosione, deve ancora essere omologato.
All'Itrec di Rotondella, vicino Matera, da 30 anni un impianto è attivo solo per mantenere in sicurezza le barre di uranio e torio che gli americani ci hanno lasciato in custodia e di cui non sappiamo cosa farne.
A Saluggia l'impianto si trova sul greto della Dora Baltea, in un sito che si è allagato tre volte in 15 anni. Ma il problema più grande l'hanno avuto per lo svuotamento di una vecchia piscina che dal 2004 perdeva liquido radioattivo minacciando la falda: avrebbe causato, secondo la testimonianza di un operatore intervistato da Report, un centinaio di casi di contaminazione interna.
Alla fine sul nostro territorio si contano oltre 30 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, che diventeranno 120.000 dopo lo smantellamento delle centrali previsto per il 2020.
Nel 2003, dopo il fallimento di Scanzano Jonico, il governo Berlusconi aveva dichiarato che sarebbe stato ultimato entro dicembre 2008 un deposito nazionale.
Link impianti e scorie, qui ; stato attuale dei rifiuti radioattivi e del combustibile irradiatoto stoccato, qui.