60° 53'09" N, 101° 53' 40" E
Tunguska è uno dei luoghi più inaccessibili del mondo. Gelo a -50 °C d’inverno, afa umida d’estate, nugoli di zanzare, nessuna strada.
E’ il 30 Giugno del 1908 quando alle 7:17 dell’ora locale un oggetto infuocato di imprecisata velocità, squarcia il sereno cielo siberiano e si schianta nella taiga. La sua potenza distruttrice genera un’esplosione pari a 12 megatoni (5 X 10 alla 16 J), vale a dire mille bombe di Hiroshima.
Una forza invisibile schiaccia e abbatte tutti gli alberi in un raggio di 770 miglia, accanto al fiume Tunguska, abbattuti e rovesciati con le radici completamente fuori dal terreno. Le poche piante che si salvano, squarciate e bruciate, restano a disegnare un paesaggio spettrale. Le temperature sviluppate intorno ai dalla violenta esplosione (intorno ai 15000 gradi Kelvin) determinarono la distruzione di interi branchi di renne. All’ esplosione termica iniziale seguono violentissime onde d’ urto, una tempesta infuocata ed una pioggia nera che contaminò il territorio per centinaia di miglia. La scossa sismica che ne derivò fu registrata negli osservatori di Mosca, Parigi, Londra e perfino Washington, dall’ altra parte del globo. Una gigantesca colonna di fuoco si alzò nel terso cielo azzurro, raggiungendo un’ altezza tale da rendere visibile la sua luce accecante agli sbigottiti siberiani distanti centinaia di miglia. I bagliori furono visibili anche in Europa e Asia, il boato dell’esplosione fu udito fino a 200 chilometri dall’ epicentro.
Ma qual è la vera spiegazione di quella catastrofica esplosione?
Le prime risposte a questa domanda arrivarono dopo ben 19 anni dalla data dell’evento, questo perchè nel frattempo la Russia stava attraversando una complicata situazione politica (la fine della guerra russo-nipponica, rivoluzioni, brigantaggio), e per questo motivo i fatti di Tunguska non rappresentarono una preoccupazione prioritaria.
Un giornale locale "Sibirskaya Zhizn’ proponeva una ipotesi meteorica del fenomeno; leggendo tale quotidiano che il ricercatore scientifico Leonid Kulik, si mise a capo di una spedizione per conto dell’Accademia delle Scienze Russa, per far luce sull’accaduto. Una volta giunto sul posto, quello che si parò davanti agli occhi dell’incredulo Kulik fu uno scenario apocalittico, non vi era infatti più traccia della foresta che avrebbero dovuto trovarvi, vi erano solo arbusti divelti e carbonizzati nell’area di almeno 2200 km quadrati.Ma nonostante anni di ricerche e inutili scavi nelle torbiere del monte Stojkoviched, il drenaggio dei laghetti della Palude Sud, Kulik non riuscì mai a trovare nessuna traccia del cratere che il metorite di ferro-nichel alla base della sua teoria, avrebbe dovuto lasciare.
In ben quattro spedizioni organizzate nella zona tra il 1927 ed il 1939 non fu possibile trovare nessun cratere da impatto meteoritico.
Poi con la seconda guerra mondiale e della dittatura stalinista il mondo dimenticò l’enigma di Tunguska, almeno fino a quando lo scrittore di fantascienza e saggista sovietico ing. Alexander Kazantsev, propose attraverso una serie di articoli ed il libro “L’ospite dello spazio“, un ipotesi ufologica dell’impatto, molto singolare.
Egli era fermamente convinto che data l’assenza di prove materiali di un impatto meteorico, quella dell’UFO crash fosse un ipotesi plausibile. Neanche a dirlo, nell’arco di breve tempo, numerose istituzioni tuonarono contro questa teorie giudicata assurda, e così l’Accademia delle Scienze russa decise di aprire nuove ed accurate indagini. Ma ancora una volta non fu trovato nulla di definitivo.
Tuttavia alcuni studi effettuati a partire dal 1991 dal dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna in seguito ad una serie di spedizioni in Siberia, hanno portato alla luce nuove tracce. Le ricerche, tuttora in corso, hanno permesso di ricostruire una mappa più dettagliata sull'orientamento degli alberi abbattuti ed il riconoscimento di anomalie negli anelli di crescita degli alberi in corrispondenza dell'anno 1908.
Secondo un articolo di Luca Gasperini pubblicato dalla rivista “Terra Nova”, la risposta è venuta fuori da 27 tubi che contengono fango estratto da uno specchio d’acqua profondo 54 metri: (link qui) il Lago Cheko (cheko = cigno), nella taigà siberiana, a centinaia di chilometri dal villaggio più vicino. E la risposta è che quel lago si formò in seguito all’impatto di un asteroide dal diametro di 30-40 metri. Gareth Collins, dell’Imperial College di Londra però non condivide le conclusioni dello scienziato italiano. Una nuova spedizione nel 2009 dovrebbe portare la parola finale. Il verdetto dovrebbe venire da scavi in profondità sotto il fondo del lago Cheko, dove potrebbe essere rimasto uno strato di terreno reso più compatto dall’urto del meteoroide.
Link qui, qui e qui. E qui.
Asteroidi e scala di Torino
Quello di Tunguska con un'area distrutta di 2150 kilometri quadrati si pensa che possa aver avuto un diametro di circa 30 metri.Quelli che si pensa abbia causato l'estinzione dei dinosauri aveva un diametro di 10 km, e scavò un cratere del diametro di 170 km nel golfo dello Yucatan.
Ma qual'e' la probabilita' che un asteroide impatti sulla terra?
Esiste una scala di rischio, sulla quale vengono messi gli asteroidi; è la scala di Torino. La scala di Torino classifica i NEOs in base alla possibilità di impattare sulla Terra e le dimensioni, e ha 11 gradi.
- 0 è per gli oggetti piccoli, o con possibilità di collisione pari a 0.
- 1 è per gli oggetti che hanno qualche probabilità in più di cascarci sulla testa, ma comunque molto basse. Sono considerati oggetti di routine.
- da 2 a 4 ci sono gli oggetti che hanno l’1% o più di possibilità di cascarci in testa e produrre danni locali, e quindi impensieriscono un pochino gli astronomi
- da 5 a 7 ci sono oggetti grossi e molto vicini.
- da 8 a 10 si prega perché l’impatto, e la successiva distruzione, sono certe.